Integratori e medicinali: quali le differenze normative?

PAOLA MINGHETTI

Professore Associato, Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, Sezione di Tecnologia e Legislazione Farmaceutiche, Università degli Studi di Milano

Aspetti sostanziali e formali di prodotti medicinali e integratori

Cosa significa, dal punto di vista normativo, commercializzare un prodotto come medicinale piuttosto che come integratore alimentare? È necessario premettere che i prodotti si distinguono sulla base sia degli aspetti sostanziali che formali. Tra gli aspetti sostanziali, oltre alla natura dei componenti, la composizione e la via di somministrazione, si considera anche l’eventuale capacità del prodotto di avere un’attività farmacologica e terapeutica dimostrabile nelle condizioni d’uso. Per i medicinali, salvo alcune eccezioni ben documentate, è necessaria una sperimentazione clinica in vivo che ne dimostri l’efficacia.

L’aspetto formale riguarda invece le proprietà vantate sull’etichetta: anche in questo sono rilevabili importanti differenze fra medicinale e integratore. È infatti importante sottolineare che gli unici prodotti che possono vantare proprietà terapeutiche o preventive sono i medicinali e i dispositivi, non gli integratori, che, secondo la normativa italiana (che ha recepito una normativa europea) hanno come unica finalità quella di mantenere un buono stato di salute, con un effetto esclusivamente nutritivo o fisiologico. Per questo, i primi hanno un iter regolatorio molto più complesso, in modo da garantire pazienti e medici che ciò che viene dichiarato sull’efficacia terapeutica è stato provato da specifici studi.

Quindi la distinzione tra farmaco e integratore nelle categorie amministrative non è tanto su aspetti sostanziali (ci sono infatti integratori e medicinali che hanno la stessa apparente composizione), ma piuttosto sulla finalità d’uso. Un esempio chiaro di questo può essere costituito da prodotti contenenti omega-3, per cui esiste una grande differenza nelle indicazioni tra farmaco e integratore.

Medicinale vs integratore, cosa prevede la normativa per l’immissione in commercio?

Questa differenziazione si riflette anche sulle procedure per l’immissione in commercio che prevede iter molto diversi, che si ripercuotono in maniera importante sui costi di sviluppo e di produzione e sui tempi richiesti.

La produzione di un medicinale richiede un sito approvato da AIFA e deve seguire le norme di buona pratica di fabbricazione (GMP, Good Manufacturing Practice),Iche prevedono non solo una valutazione igienico-sanitaria, ma anche tecnica, con, per esempio, la necessità di garantire la riproducibilità del lotto, la valutazione della materia prima in ingresso, le convalide di tutti i processi. La produzione dell’integratore invece può avvenire in un sito che non necessita del rispetto delle GMP, ma dell’HCCP (Hazard Analysis and Critical Control Points, Analisi dei Pericoli e dei Punti Critici di Controllo), un insieme di procedure volto a prevenire i pericoli di contaminazione alimentare: essenzialmente una valutazione igienicosanitaria.

Il medicinale richiede inoltre una AIC (Autorizzazione all’Immissione in Commercio), per cui è necessaria la produzione di un dossier in cui sono indicati i criteri di scelta per esempio degli eccipienti e le conseguenze di questa scelta, la biodisponibilità, la formulazione e l’efficacia. Per l’integratore la parte formulativa è meno valutata: è richiesta essenzialmente la notifica dell’etichetta al Ministero, in cui emerge il contenuto e l’indicazione proposta. Il Ministero valuta la congruità fra la composizione e le indicazioni proposte e, sulla base di questo, può chiedere delle modifiche. Non esiste invece una valutazione reale sulla biodisponibilità del prodotto.

Il farmaco e le sue copie: le garanzie sul generico

Possono essere commercializzati diversi integratori con una composizione simile e con etichette notificate indipendentemente l’uno dall’altro.

Anche i farmaci possono essere diversi, originali o copie (per es. generici). Mentre per l’originale è richiesto per l’AIC un dossier completo, per i prodotti già noti e sul mercato è prevista una procedura semplificata. In particolare la copia di una molecola è considerata un generico quando ha la stessa forma farmaceutica, la stessa quantità e la stessa sostanza attiva nonché una bioequivalenza dimostrata.

Quindi si accetta il concetto che una farmacocinetica non statisticamente diversa tra due farmaci valga quale prova surrogata di equivalenza terapeutica.

Nel caso degli omega-3 può esserci qualche problema aggiuntivo dovuto al fatto che questi prodotti possono avere dei rapporti diversi tra le sostanze componenti. Nella fattispecie l’esistenza di una Monografia di farmacopea stabilisce quali devono essere le caratteristiche che questo principio attivo deve avere per poter rientrare in un medicinale, consentendo di avere un livello standardizzato di qualità.

Inoltre questi prodotti, essendo medicinali ed essendo rimborsabili in parte, fanno parte delle Liste di trasparenza, cioè sono stati valutati intercambiabili, cioè sostituibili dal farmacista.

Questo non vale per gli integratori, per cui non si ha idea della riproducibilità e della farmacocinetica di diversi prodotti.

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