È la più comune causa di perdita della vista in persone affette da diabete. Un’indagine mostra l’impatto sulla qualità di vita. La complicanza oculare si aggiunge all’onere della patologia già molto elevato: nell’arco di 6 mesi più della metà dei pazienti con DME ha in media 19 appuntamenti con specialisti diversi, della durata di 4 ore e mezza ciascuno e il 37% necessita di più di 2 giorni di assenza dal lavoro1. Trattamenti a lungo rilascio come il desametasone possono diminuire la frequenza delle somministrazioni e incidere significativamente su compliance e qualità della vita dei pazienti.
14 Novembre 2017 – Il diabete ed in particolare quello di tipo 2, è una patologia sempre più diffusa, anche per effetto di abitudini alimentari e stili di vita non sempre virtuosi: le stime parlano di una vera e propria pandemia, con circa 592 milioni di persone colpite nel mondo entro il 20352. In occasione della Giornata Mondiale del diabete, malattia che in Italia riguarda oggi 1 italiano su 12 (per un totale di oltre 3 milioni e mezzo di persone), la prevenzione e una corretta gestione della patologia sono di primaria importanza per evitare l’insorgenza di complicanze anche gravi. Tra queste, l’edema maculare diabetico (DME) è la complicanza oculare più diffusa3 e rappresenta la principale causa di perdita della vista nella popolazione adulta (tra i 20 e i 64 anni)4, una minaccia che impatta fortemente sui pazienti: di tutte le disabilità, la perdita della vista è infatti una delle più temute, con circa l‘80% delle persone che la temono più di perdere un arto56.
L’iperglicemia cronica del diabete provoca infiammazione, che può portare alla formazione dell’edema maculare diabetico ovvero un accumulo di liquidi nella macula, la parte centrale e più importante della retina, che ci consente di leggere, guidare, riconoscere i volti e i colori. Si manifesta con un calo progressivo della vista e una visione deformata (immagini ondulate, aree sfocate, macchie scure, alterazione dei colori), che impediscono lo svolgimento delle principali attività quotidiane, con un notevole peggioramento sulla qualità di vita.
Inoltre, i costi diretti e indiretti associati alla riduzione della vista hanno peso su tutti i livelli: dalle prestazioni INPS erogate ogni anno (più di 1 miliardo7 a favore dei ciechi civili) ai costi ospedalieri, alla minore produttività lavorativa, all’impegno dei familiari per accompagnamento dell’ipovedente.
Da una recente indagine europea1 è emerso che il carico degli appuntamenti per un paziente con edema maculare è pari a ben 19 ogni 6 mesi: l’impatto sulla qualità di vita, oltre che sui costi per il SSN, è notevole. Per la somministrazione della cura (trattamenti intravitreali che consentono di arrestare la progressione della malattia), a un paziente è richiesto in media un impegno di 4h27 minuti ad ogni singolo appuntamento, incluso il tempo del viaggio. ll 37% dei pazienti necessita complessivamente di più di 2 giorni di assenza dal lavoro per sottoporsi alle cure e il 71% si avvale dell’assistenza di un accompagnatore o familiare. Di questi, il 50% degli accompagnatori lavora, e di questi, il 59% deve prendere dei giorni di permesso per aiutare e sostenere il paziente.
Esiste inoltre un significativo impatto psicologico: il 75% dei pazienti riferisce ansia prima di ricevere l’iniezione, il 54% riferisce ansia per più di 2 giorni prima del trattamento.
A fronte di questa fotografia, i principali bisogni insoddisfatti dei pazienti con edema maculare diabetico sono: avere meno iniezioni (42%) e meno appuntamenti a parità di risultati (22%).
“Il laser è stato per anni l’unica cura disponibile per l’edema maculare diabetico”, spiega il Prof. Francesco Bandello, Direttore della Clinica Oculistica dell’Università Vita-Salute, Istituto Scientifico San Raffaele di Milano. “Esistono terapie farmacologiche, inizialmente utilizzate per trattare la degenerazione maculare, che tengono sotto controllo l’edema e sono somministrate tramite ripetute iniezioni intravitreali (farmaci anti-VEGF), in media con cadenza mensile, almeno durante i primi cicli di trattamento. Oggi è disponibile un trattamento specifico per curare l’edema maculare diabetico e trattare in maniera mirata l’infiammazione che causa la formazione dell’edema. Si tratta di un farmaco cortisonico (a base di desametasone) che viene iniettato nella cavità vitreale ed agisce a lungo rilascio: il principio attivo si scioglie gradualmente e agisce per diversi mesi. Questo rende necessaria soltanto una iniezione ogni 6 mesi.”
In Italia si contano oggi circa 200 mila i pazienti8 affetti da edema maculare diabetico, ma potrebbero essere molti di più, in quanto parecchi non sanno di avere la malattia e non sono pertanto stati diagnosticati. Ogni paziente diabetico dovrebbe sottoporsi frequentemente a controlli della vista per diagnosticare una retinopatia diabetica ed intervenire tempestivamente. È raccomandabile trattare questa patologia nei primi stadi di sviluppo, quando la vista non è stata ancora gravemente compromessa.
1 Sivaprasad S. Clinical Ophthalmology 2016:10 939–946
2 International Diabetes Federation. IDF Diabetes Atlas update poster, 6th edn. Brussels Belgium. International Diabetes Federation, 2014.
3 Stitt AW, Lois N, Medina RJ, et al. Advances in our understanding of diabetic retinopathy. Clin Sci (Lond.) 2013; 125: 1-17.
4 Engelgau MM, Geiss LS, Saaddine J, et al. The Evolving Diabetes Burden in the United States. Annals Int Med 2004; 140: 945-950.
5 RNIB 2007
6 Knudtson 2005
7 Supplemento «Retinopatia Diabetica: analisi della domanda dell’offerta sanitaria» de IlSole24 Ore Sanità 13 Ottobre 2015
macula8 Yau JW, et al. Diabetes Care 2012;35:556–564